10 giugno: 80 anni fa l’Italia entra in guerra a fianco della Germania nazista

di Roberto Cenati, presidente ANPI provinciale di Milano

Il 10 giugno 1940 segna una data nefasta per il nostro Paese: l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista, contro Francia e Gran Bretagna. Mussolini era convinto che la partita fosse sul punto di chiudersi vantaggiosamente per l’Asse e che quindi occorressero “alcune migliaia di morti” da far pesare al tavolo della pace. Mussolini precipitava così il Paese, senza che la Corona facesse alcuna opposizione, nella più terribile delle guerre, caratterizzata dalla volontà del nazifascismo di imporre in Europa e nel mondo un regime oppressivo, fondato sul razzismo, sull’antisemitismo, sul terrore e sulla riduzione in schiavitù dei popoli considerati “inferiori”. Milano si dimostrò subito città difficile per il regime fascista. Si può avvertire, già nel Giugno 1940, una certa freddezza verso la guerra. “A soli due giorni dall’entrata in guerra dell’Italia – si legge nel libro di Luigi Ganapini Una città, la guerra (Milano 1939-1951) – un allarme aereo aveva dato alla popolazione l’occasione per constatare che i rifugi antiaerei mancavano o erano inadeguati. La protezione antiaerea è il primo segnale dello sgretolarsi dell’immagine efficiente e guerriera del regime e del partito. Ricordava Primo Levi: “Meditare su quanto avvenuto è un dovere di tutti. Tutti devono ricordare che Hitler e Mussolini quando parlavano venivano creduti, applauditi, adorati come dei. Erano capi carismatici, possedevano un segreto potere di seduzione che non procedeva dalla credibilità delle cose che dicevano, ma dal modo suggestivo in cui le dicevano. Occorre essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia con i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà. Poichè è difficile distinguere i profeti veri dai falsi, è bene avere in sospetto tutti i profeti; è meglio rinunciare alle verità rivelate, anche se ci esaltano per la loro semplicità. E’ meglio accontentarsi di altre verità più modeste e meno entusiasmanti, quelle che si conquistano faticosamente, a poco a poco e senza scorciatoie, con lo studio, la discussione e il ragionamento, e che possono essere verificate e dimostrate.”