16 e 18 marzo 1978

di Roberto Cenati, presidente Anpi Provinciale di Milano

Sono passati 43 anni dal giorno del sequestro dell’onorevole Aldo Moro e dell’uccisione dei cinque uomini della sua scorta. Con quell’azione terroristica è stato portato dalle Brigate Rosse l’attacco più intenso e tremendo al cuore dello Stato e alle istituzioni democratiche. Con Aldo Moro protagonista del dialogo con il maggior partito dell’opposizione, il PCI, finì una stagione intensa della vita politica nazionale. Dopo l’uccisione di Moro il sistema politico italiano, osservava Emanuele Macaluso “è   entrato in coma” e si concludeva la fase politicamente più interessante degli ultimi 43 anni della nostra storia. Due giorni dopo il rapimento di Moro, il 18 marzo 1978, in via Mancinelli, vengono uccisi due giovani militanti del Centro Sociale Leoncavallo, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci da un commando neofascista salito da Roma che si proponeva un obiettivo ben preciso: quello di innescare una miccia di tensioni incontrollabili per destabilizzare la democrazia repubblicana. Sulla tragica vicenda dell’uccisione di Fausto e Iaio, dopo 43 anni, giustizia non è stata fatta, così come non si è fatta piena luce sul sequestro e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro avvenuta il 9 maggio del 1978. I cinque uomini della scorta di Moro, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi, uccisi il 16 marzo 1978, sono stati quasi completamente e colpevolmente dimenticati.