24 febbraio 1945: Eugenio Curiel assassinato dai fascisti a due mesi dalla Liberazione

Di Roberto Cenati, Presidente ANPI Milano

Il mattino del 24 febbraio 1945, a due mesi dalla Liberazione di Milano, mentre si sta recando a un appuntamento, Eugenio Curiel viene sorpreso in piazzale Baracca da una squadra di militi repubblichini guidati da un delatore; non tentano nemmeno di fermarlo, gli sparano una raffica quasi a bruciapelo. Curiel si rialza, si rifugia a fatica in un portone, ma qui viene raggiunto e finito dai fascisti. Eugenio Curiel nasce a Trieste l’11 dicembre 1912, da Giulio e da Lucia Limentani, ebrei triestini. Dopo aver inizialmente seguito gli studi di ingegneria cambia facoltà e si laurea in fisica a Padova, a soli 21 anni e col massimo dei voti. Fra il 1933 e il 1934 si dedica a studi filosofici e approda al marxismo. Nel 1936 prende contatto con il Centro estero del Partito comunista, a Parigi. Fra il 1937 e il 1938 il suo antifascismo si era manifestato all’interno dei GUF (Gruppi universitari fascisti) dove, come redattore capo de Il Bò, porta all’interno della gioventù un messaggio di classe e di riscossa. La sua carriera accademica a Padova viene bruscamente interrotta dalle Leggi antiebraiche del 1938 emanate del regime fascista. Sollevato dall’insegnamento, si trasferisce a Milano dove prende contatti con il Centro interno socialista e con vari gruppi antifascisti, ma il 23 giugno del 1939 viene arrestato da agenti dell’Ovra e dopo qualche mese condannato a cinque anni di confino a Ventotene. Liberato dopo la caduta del fascismo, partecipa attivamente alla Resistenza durante la quale è il massimo dirigente del Fronte della Gioventù. Dirige l’Unità clandestina e La nostra Lotta. Così un grande antifascista, Giorgio Amendola, ricordava Eugenio Curiel a trent’anni dalla sua uccisione: “Dal maggio 1944 al gennaio 1945 io mi sono trovato a lavorare assieme a Eugenio Curiel. Chiamato a Milano, prima della liberazione di Roma, a fare parte della direzione dell’Italia settentrionale, mi fu assegnata la direzione della sezione propaganda. Facevamo parte, dunque, dello stesso gruppo di lavoro. A volte scrivevamo assieme gli stessi articoli l’uno mettendosi alla macchina da scrivere per continuare il pezzo iniziato dall’altro. Frequentavamo anche le stesse case, vivevamo le nostre faccende quotidiane, affrontavamo i mille problemi della vita illegale. La combinazione del lavoro giornalistico illegale con quello di dirigente della gioventù e a quello di organizzatore del fronte della cultura, indicava quali capacità avesse, non solo culturali, ma politiche, e più ancora morali ed ideali, di combattente generoso. Passammo così, insieme, anche l’ultima notte del 1944, e salutammo con gioia il nuovo anno, quello della vittoria ormai certa. Ci vedemmo ancora una volta, qualche settimana dopo, e ci lasciammo in quel bar, all’angolo di Corso Magenta, da cui sarebbe uscito il 24 febbraio per andare in piazzale Baracca incontro alle pallottole fasciste. Il suo sacrificio, così crudele, alla vigilia della Liberazione, ha fatto di Eugenio Curiel, un simbolo, il capo della gioventù della Resistenza.” A Curiel viene conferita la medaglia d’oro alla memoria nel 1946.