31 ottobre 1944: barbara uccisione di Mauro Venegoni

Di Roberto Cenati, presidente ANPI Milano

.Alle fine dell’ ottobre 1944 Mauro Venegoni (al quale verrà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria) incappa in un posto di blocco. I suoi documenti, a nome Raimondi, insospettiscono i repubblichini che lo riconoscono. Un colpo con il calcio del fucile gli spezza la mandibola. Inizia così il martirio: torture selvagge non gli fanno rivelare nulla che possa danneggiare i suoi compagni. Il corpo di Mauro, orrendamente mutilato, viene abbandonato in un campo nei pressi di Cassano Magnago. Ricordare Mauro significa collegarsi alle vicende e al ruolo che tutto l’Alto Milanese ha avuto durante il fascismo prima e successivamente nel corso della Resistenza e alla storia gloriosa dei quattro fratelli Venegoni (Carlo, Mauro, Pierino, Guido), attorno ai quali si costituisce il nucleo forte dell’opposizione antifascista nella zona del legnanese. Anche per l’iniziativa dei fratelli Venegoni l’Alto Milanese fu una delle zone nelle quali repubblichini e nazisti ebbero vita dura. I fratelli Venegoni sono stati duramente perseguitati dal fascismo a causa della loro intransigente difesa delle idee di libertà ed emancipazione dei lavoratori. In un rapporto dei carabinieri di Legnano che lo propongono per il confino, Mauro viene definito “nemico acerrimo del regime e del governo fascista”. Più volte fermato dalla polizia viene arrestato nel 1927 con il fratello Pierino e deferito al Tribunale speciale. Il 10 giugno 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, Carlo e Mauro, già da tempo inseriti nella lista delle persone da arrestare in determinate circostanze, vengono tratti in arresto, e spediti in campi di concentramento. Carlo a Colfiorito, nelle Marche e Mauro a Istonio Marina, in Abruzzo. All’annunzio dell’armistizio, l’8 settembre 1943, Carlo, Mauro, Pierino e Guido Venegoni si ritrovano insieme a Legnano. Dopo un ventennio di battaglie politiche e sindacali i fratelli Venegoni hanno un grande ascendente sui lavoratori della zona. Mauro organizza e dirige il movimento sappista, prima nell’Olonese e poi nel Vimercatese (diventa comandante di una Brigata Garibaldi nel Vimercatese), conquistandosi la stima e la fiducia dei suoi compagni. Ai fratelli che gli avevano sempre consigliato prudenza rispondeva: “Noi dobbiamo rimanere sulla breccia. E se è nostro destino sacrificarci, dobbiamo cadere là, al nostro posto di combattimento. Non un passo indietro”. I fratelli Venegoni hanno attraversato insieme il Novecento a testa alta, conservando intatto il proprio spirito libero nonostante le persecuzioni, i lunghi anni della galera fascista, il campo di concentramento, le torture delle camicie nere. Complessivamente i fratelli Venegoni trascorsero 23 anni tra carcere, confino e vigilanza speciale. Carlo, Mauro, Pierino e Guido hanno vissuto con lo stesso stile: sguardo “vivace”, andatura “svelta”, “poco rispettosi” verso ogni autorità, come aveva segnalato un ignoto questurino negli anni Venti. Insieme hanno lavorato per la dignità del lavoro, per la fine dello sfruttamento, per la pace.