4 NOVEMBRE 2021

di Ernesto Poggi, Presidente ANPI Rozzano

Come ogni anno l’ANPI è presente alla celebrazione del 4 Novembre. Oggi è, tra l’altro, la giornata delle Forze Armate.

Ricordare le forze armate, oltre ad apprezzare il loro intervento nelle calamità naturali che avvengono nel nostro paese, significa evidenziare il ruolo di parte di esse al fianco dei partigiani dopo l’8 settembre ‘43. A seguito della fuga dei Savoia furono internati 600000 militari italiani nei campi tedeschi perché si rifiutarono di combattere contro i partigiani e l’esercito alleato.

Si ricorda anche il 4 novembre 1918, come la data in cui, a seguito della cosiddetta “Grande Guerra”, si è portata a compimento l’unità nazionale.

L’ANPI, sorta a difesa della Costituzione nata dalla Resistenza, deve doverosamente ricordare quanto in essa è scritto all’art.11:” L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Ciò conferma quindi che il famoso detto di Eugen Drewermann “La  guerra è la malattia, il problema, non la soluzione” ha una autentica veridicità.

Quello del ‘15/’18, fu un conflitto con una spaventosa perdita di vite umane, che ha poi lasciato il paese devastato e impoverito.

Nel corso del primo conflitto mondiale ci furono, tra militari e civili oltre 15 milioni di morti, 21 milioni di feriti, molti di questi rimasti menomati a vita. E ciò tralasciando le innumerevoli vittime delle carestie ed epidemie che ne seguirono. Queste sono cifre (tra l’altro ritenute da molti in ribasso) che fanno inorridire. Si consideri poi che in Italia, anche come effetto di tale immane conflitto, si è avuto quell’ondata di cieco nazionalismo che ha portato al fascismo e alla seguente guerra mondiale ancora più terribile.

Quindi oggi commemoriamo doverosamente le vittime della cosiddetta “Grande Guerra”. Commemorare significa ricordare insieme e imparare dagli errori del passato affinché non si ripetano, significa anche conoscenza, consapevolezza da trasmettere alle future generazioni. Questa memoria deve essere preservata, coltivata. “Coltivare la memoria è un vaccino contro l’indifferenza” ha detto Liliana Segre. L’indifferenza è il grande male pericoloso dei nostri tempi: con questa tutto scorre, anche le ingiustizie, senza nessun tipo di reazione.

Non si può essere indifferenti di fronte al fatto che la guerra ancora esiste in varie parti del mondo, fomentata da interessi geopolitici ed economici, dall’industria delle armi, mai in crisi.

Quindi oggi, con una speranza attiva di pace, onoriamo i caduti e dispersi del primo conflitto mondiale e di tutte le altre guerre del passato e purtroppo anche del presente.