di Roberto Cenati, presidente ANPI provinciale di Milano
Ricordare oggi, a distanza di 51 anni, la spaventosa strage neofascista di piazza Fontana riveste un preciso significato: mantenere vigile l’attenzione dei cittadini contro i pericoli che la nostra democrazia sta ancora correndo, per il ripresentarsi di movimenti neofascisti e per la pericolosa deriva razzista, xenofoba e antisemita che sta attraversando l’Europa e il nostro stesso Paese. Risulta ormai storicamente accertata la responsabilità neofascista nella strage di piazza Fontana, così come evidenti sono le connivenze dei servizi segreti dello Stato, i depistaggi e le coperture internazionali. Ma tutto ciò è poco, troppo poco per un Paese civile; troppo poco per poter dire ai giovani che la giustizia non è arrivata a condannare i responsabili di simili tragedie. Il nostro Stato porta su di sé il grave peso di una democrazia non pienamente compiuta, per le stragi impunite, le deviazioni accertate, le vittime a cui non è stata resa giustizia. Si chiedeva Luigi Passera, per anni Presidente dell’Associazione Familiari di piazza Fontana, nel trentennale della strage di Piazza Fontana, come possa un Paese come il nostro concretizzare le sue ambizioni di sviluppo, senza perseguire e condannare coloro che nel passato hanno tentato di minare le sue fondamenta.Sulle stragi neofasciste, che per decenni hanno insanguinato l’Italia, giustizia non è stata fatta nonostante gli sforzi di alcuni onesti e impegnati magistrati. Dobbiamo ribadire che vogliamo verità e giustizia, vogliamo che si aprano tutti gli armadi e si svelino tutti i segreti. E’ questo l’unico vero modo di onorare le vittime della strage di piazza Fontana e delle stragi compiute negli anni della strategia della tensione. A tutti noi spetta un compito ben preciso, quello della Memoria, perchè senza memoria non ci può essere futuro e giustizia: quanto accaduto 51 anni fa deve diventare parte di una consapevolezza storica dell’intero Paese, non soltanto delle nuove generazioni ma anche dei tanti, dei troppi che hanno dimenticato. Ma non ci accontenteremo però della sola memoria. Continueremo ad esigere, a pretendere la verità, sugli autori materiali, sui mandanti, sui depistatori e su coloro che, all’interno dello Stato, hanno spinto nella direzione contraria alla ricerca della verità.