7 ottobre 1943

di Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano
Il 7 ottobre 1943, oltre 2000 carabinieri di stanza a Roma, furono deportati nei lager nazisti, nove giorni prima del rastrellamento al Ghetto ebraico del 16 ottobre. Verso le 22,30 i carabinieri, caricati su autocarri tedeschi, scortati da motociclisti, sono trasportati alla stazione ferroviaria di Roma Ostiense e Roma Trastevere, dove vengono fatti salire su vagoni merci in cui erano state stese balle di paglia. Non tutti riescono a salire agevolmente e quelli che si trovano in difficoltà – la maggioranza dei marescialli perché in età avanzata – sono brutalmente spinti dai tedeschi di scorta che emettono urla incomprensibili. A carico avvenuto, gli sportelli vengono chiusi e sprangati all’esterno sotto la vigilanza delle sentinelle tedesche. Il treno resta fermo per diverse ore nella stazione deserta. Solo i passi lenti e pesanti delle sentinelle lungo il convoglio rompono il lugubre silenzio. Poi un ordine urlato e il treno comincia a muoversi. Inizia così quel lunghissimo viaggio verso ignota destinazione. Una volta all’interno del lager la quotidianità è scandita dalla fame, dal freddo, dall’assenza di assistenza sanitaria, dagli appelli che si ripetevano più volte qualora la conta non tornava. I carabinieri scelsero la prigionia, rifiutando il ritorno in patria, subordinato all’adesione alla Repubblica di Salò. Dei carabinieri deportati da Roma, ben 600 non fecero ritorno.