Di Roberto cenati, presidente ANPI Milano
L’8 novembre del 1943, ricorda Francesca Costantini nel libro “I luoghi della memoria ebraica di Milano”, la Sinagoga Centrale di via Guastalla a Milano, quasi interamente distrutta dai bombardamenti del 13 agosto 1943, fu oggetto di un’irruzione delle SS, comandate da Otto Koch, addetto, all’Albergo Regina, alla “questione ebraica”, efferato nell’eseguire i rastrellamenti e nel torturare coloro che venivano arrestati. Alle 9,30 del mattino le SS irruppero nell’ufficio del rabbino e arrestarono una quindicina di persone. Araw Lazar, un ebreo bulgaro, fu ucciso con un colpo di pistola mentre tentava di fuggire. Due persone riuscirono a scappare scalando un muricciolo del cortile interno. Gli altri vennero condotti all’ufficio di Koch e poi a San Vittore, dove furono interrogati, obbligati a denudarsi e picchiati duramente. La Sinagoga fu saccheggiata dalle SS che speravano di trovarvi un tesoro nascosto; furono portati via cassoni contenenti gli arredi sacri, le argenterie e i tappeti che erano stati nascosti nelle cantine. Tra il 1943 e il 1945 la Shoah colpì duramente la comunità ebraica di Milano. Anche gli anziani della Casa di Riposo di via Guastalla non fecero più ritorno; evacuati a Mantova nel 1942 per proteggerli dai bombardamenti, vennero ospitati presso la locale casa di riposo ebraica. Da lì, il 5 aprile 1944, furono deportati con tutti gli altri ospiti nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau.