Discorsi di presentazione de “L’antifascismo Rozzanese”

La Sezione ANPI di Rozzano pubblica sul proprio sito web i discorsi della presentazione, tenutasi presso l’ARCI “Rino Bergamasco” di Rozzano in data 5 maggio 2023, del libro “L’antifascismo Rozzanese, una storia da riscoprire”, del socio Flavio Luigi Fortese, con la collaborazione di Ernesto Poggi, Giuseppe Eriano, Marina Maroni e Luigi Cordoni; edito da Editrice Aurora con il patrocinio del Centro Culturale Concetto Marchesi, Milano, 2021. Si ringrazia la sezione “Rino Bergamasco” dell’ARCI di Rozzano per aver ospitato l’ANPI di Rozzano, tutti coloro -soci ed interessati- che hanno preso parte all’iniziativa, la Dottoressa Fiorella Imprenti, per aver introdotto l’evento.
A seguire i discorsi del Presidente di Sezione Ernesto Poggi e del socio Flavio Luigi Fortese.


Le parole di Ernesto Poggi.

Ho conosciuto Flavio Fortese il 4 novembre 2018, in occasione di un’assemblea patrocinata dal Comune in cui si commemoravano i militari di Rozzano e dintorni caduti o dispersi durante la” Grande Guerra”. Erano presentii familiari “discendenti” di questi soldati e alcuni di loro hanno raccontato la storia dei loro nonni combattenti.

Flavio, ragazzo di 16 anni, ha parlato di un suo trisavolo e lo ha fatto in modo particolare sotto vari aspetti.                                     Innanzitutto oggi è raro che un ragazzo di 16 anni si occupi di tali argomenti. Questo perché l’incultura dilagante e lo scarso interesse per la società e per la storia caratterizzano purtroppo non pochi giovani. 

Inoltre, soprattutto, Flavio ha dato un taglio critico al suo discorso mostrando una maturità rara per la sua età. Infatti ha messo in evidenza quanto quella guerra (come tutte le altre) abbia provocato disastri immani in termini di vite umane perdute, distruzioni, immiserimento delle popolazioni. Ha messo in risalto quindi che la” Grande Guerra” è stata “un’inutile strage”, cosa che lo stesso papa dell’epoca Benedetto XV andava dicendo con forza. 

Flavio ha stupito noi non più giovani con qualche esperienza e conoscenza in materia, perché non pensavamo                                                                                                                                potesse avere simili interessi. 

Cesare Nobile, grande antifascista, ex staffetta partigiana, allora presidente dell’ANPI Rozzano, ne è rimasto particolarmente colpito e lo abbiamo contattato.  Qualche mese dopo siamo stati invitati nella sua scuola (un liceo milanese)                                                                                   a parlare di antifascismo e Resistenza. 

Successivamente ci siamo ancora tornati, dopo la scomparsa di Cesare Nobile, io e Giuseppe Eriano, (in quanto membri del Direttivo ANPI) nel febbraio del 2020, prima del lockdown.                                                     Eriano ha approfondito l’argomento Resistenza, io, con l’ausilio di slide inerenti, ho illustrato Il percorso del fascismo dagli inizi (Fasci di Combattimento) alla Repubblica di Salò. In questa occasione Flavio non si è limitato ad essere spettatore, ma ha fatto un intervento interessante, illustrando l’opera di Umberto Eco” Il fascismo eterno”. Si tratta di un saggio breve ma di non poca complessità. In esso brevemente, si cerca di dimostrare che mentre il nazismo aveva una ideologia codificata   il fascismo non aveva una propria filosofia. Quella di Mussolini non era un’ideologia storica, ma solo un racconto mitico. 

Dall’esaltazione di un mito, all’enfatizzare pericolose nostalgie anche per il presente, il passo è breve. Flavio non aveva ancora 18 anni, comunque questo suo destreggiarsi in                                                        argomenti non propriamente semplici, già lo contraddistingueva e ne evidenziava le capacità. Da allora l’attivismo fattivo e intelligente di Flavio si è messo pienamente in evidenza. 

Attualmente fa parte del direttivo ANPI della nostra sezione, è molto attivo e gestisce, tra l’altro, il nostro sito internet. E’ studente universitario presso la facoltà di storia, confermando e sviluppando gli interessi che già aveva da studente liceale. Già allora infatti lo appassionavano gli argomenti riguardanti il fascismo, la Resistenza, la Costituzione, e faceva in merito studi e ricerche. Quindi, dopo aver prodotto molto materiale di ricerca ha deciso di scrivere, da noi incoraggiato e con la nostra collaborazione, questo libro intitolato” L’antifascismo rozzanese, una storia da riscoprire.” Nella prima parte che tratta la storia del fascismo e della Resistenza in Italia, la documentazione e la bibliografia sono di tutto rispetto. Nella seconda parte si illustrano le sia pur modeste, ma inedite azioni antifasciste della zona, i loro protagonisti, le conseguenti reazioni delle camicie nere. Si descrive anche la vita degli abitanti durante il fascismo. Si tratta di un tassello piccolo di vicende vere che illustrano la vita quotidiana della povera gente che in ogni epoca è oppressa. Flavio, non ancora diciottenne, è riuscito a fare un racconto di queste piccole grandi storie. Non si è avvalso, ovviamente, dell’immediatezza del ricordo, ma si è immerso in esse con la passione e il coinvolgimento del protagonista

La lettura della quarta di copertina del testo offre, degli spunti di riflessione molto interessanti. Infatti, a mio parere, in essa si evidenzia lo spirito che anima questo scritto, quello che definirei il suo intento morale.

Vi si legge infatti” Scrutando la nostra società non mi sembra veritiero affermare che l’ideologia fascista si sia estinta. Atti violenti, figli di una mentalità retrograda, omofoba, razzista e classista sono quasi all’ordine del giorno…Talvolta si divinizza un potere assoluto ed un unico leader, talaltra si ignorano volutamente i diritti basilari che l’uomo deve possedere… L’antifascista moderno è presente nella nuova Resistenza armato di cultura”

Ecco, credo che questa “cultura” di cui parla Flavio consista in una conoscenza attiva di ciò che allora è successo. La conoscenza vera degli avvenimenti del ventennio e della lotta partigiana deve armarsi di attivismo, deve spingerci ad agire affinché quella mancanza totale di libertà e diritti non debba più verificarsi. E’ questa la nuova Resistenza.

Ci si deve infatti opporre non solo alle attuali manifestazioni neofasciste, anche violente, che si verificano pur essendo proibite dalla legge, ma anche ad operazioni talvolta non aggressive, ma subdole e pericolose. Mi riferisco a tutte le fake news sul fascismo che circolano in internet, intendo il qualunquismo afascista che spesso nasconde la verità storica e che nei confronti del fascismo fa operazioni di rimozione o stravolgimento.

Ecco quindi ciò che credo sia lo spirito di questo libro. La cultura, la conoscenza ci pongono in modo consapevole di fronte alla Resistenza di ieri, che continua,  con quella di oggi che a sua volta deve essere  proiettata nel futuro affinché le nuove generazioni non dimentichino.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

Come protagonista di questo incontro, l’autore ci parlerà adesso della storia di questo libro, cioè delle sue motivazioni, del percorso della sua elaborazione e degli argomenti che lo compongono.

Le parole di Flavio Luigi Fortese

Ringrazio tutti per la presenza e per l’interesse per la presentazione di questo libro. 

Io ne sono l’autore ma preciso che vi sono state delle importantissime collaborazioni, cure e revisioni dello scritto, senza le quali redarlo sarebbe stato impensabile se non impossibile. Ringrazio infatti come curatori i Dottori Poggi ed Eriano, la Dottoressa Imprenti, la Dottoressa Augeri; le professoresse Spada e Di Michele per la revisione dei primi capitoli; i coniugi Cordoni in quanto collaboratori e intervistati;  il patrocinio del Centro Culturale Concetto Marchesi di Milano e della sezione ANPI locale, che ha promosso il progetto e Micol Masi per il progetto grafico.

La genesi di uno scritto che riguardi l’antifascismo nel nostro Comune si può intendere dal sottotitolo “una storia da riscoprire”. L’esigenza di riscoprire, ovvero riportare alla comunità le gesta della stessa che ha dimenticato, non solo per la sagace curiosità che anima chiunque si appresti a fare una ricerca di tal genere, ma anche per il dovere di studio di collocare una storia locale dimenticata in un contesto più ampio di resistenza milanese e dunque rivalorizzarla;  per il dovere morale, proprio più dei singoli che dei ricercatori, di onorare le gesta, i martiri della lotta antifascista e partigiana locale. A Rozzano infatti rimangono pochi i nuclei famigliari che per ragioni generazionali conservano la memoria degli eventi precedenti alla grande urbanizzazione del territorio. A ciò si aggiunga che all’interno della sezione ANPI locale non si conoscevano le azioni partigiane e antifasciste avvenute nel Comune. Per raggiungere un pubblico interessato, sebbene con un numero ristretto di copie, con un linguaggio comprensibile senza cadere nella cesura di termini specifici atti al veicolare i concetti, e con un contenuto locale che si contestualizzasse un un’ottica più ampia si è optato per la struttura dello scritto diviso in tre parti ma con una duplice natura, una propriamente più divulgativa e l’altra più di ricerca storica / scientifica.

La prima parte è composta da una storia più “evemenenziale”, ovvero da una storia dei fatti, che si concentra sul fascismo e sulla resistenza. I manuali adottati per la stesura sono di carattere divulgativo e non scientifico, con l’intento di contestualizzazione ed introduzione alla parte più peculiare e di ricerca. Si è cercato comunque di dare un taglio di maggiore approfondimento, in ottica sempre divulgativa, sulla socialità per quanto riguarda il capitolo sul fascismo e sull’esperienza memorialistica dei protagonisti per il capitolo sulla resistenza. Per tale scopo infatti sono stati scelti   Fascismo, storia illustrata del 2019 di Francesca Tacchi; Una storia che non tramonta, manuale edito da ANPI Milano nel 1995e infine Quando cessarono gli spari, memoria storica di Giovanni Pesce nella riedizione del 2019. Si è cercato di accompagnare il tutto con un apparato iconografico per integrare con un aspetto visivo i concetti, i cambiamenti e le azioni indicate. Questo perché all’epoca ma ancor più oggi la comunicazione non è esente dal veicolarsi anche e soprattutto attraverso le immagini. 

La seconda parte non principia immediatamente con la storia della resistenza locale, bensì con delle interviste ad anziani, i coniugi Cordoni,  nati a Rozzano negli Anni Trenta. Esse sono come una sorta di viaggio in una vecchia Rozzano, persa nella campagna, dove la frenesia di quella moderna non trova spazio nei ritmi sociali dell’epoca e nemmeno nel contesto urbano-edilizio. Si descrive infatti un comune dislocato in un contesto rurale, dove i collegamenti fra le diverse parti del territorio sono scarsi e precari. Elemento caratterizzante è la cascina, una “fabbrica agricola”,  ovvero un complesso rurale, gerarchicamente organizzato per le mansioni dei lavoratori al suo interno, volto alla produzione di latte, formaggio, foraggio etc. Molto spesso queste entità  sono autosufficienti sotto quasi tutti gli aspetti,  talvolta anche sotto quello liturgico, essendo dotati di cappelle o chiesette. Le cascine diventano dei microcosmi, dove la vita è essenzialmente collettiva e scandita dai ritmi della natura e della liturgia. Rozzano nella sua parte agreste dunque si manifesta con una pluralità di strutture, prevalentemente indipendenti, unite fra loro da una denominazione formale di appartenenza ad un Comune. Non è da sottovalutare tuttavia un elemento industriale e commerciale presente sul territorio, peculiare sia per l’economia sia per il paesaggio:  la filanda De Chappe. Essa si trovava  nel centro del paese, oggi Rozzano vecchio. La filatura è stata per tutta la prima metà del XX secolo una importante fonte di lavoro, che richiamava operai dai comuni vicini. E’ importante notare pertanto che una parte significativa di coloro che organizzarono l’insurrezione non furono classificati come lavoratori agricoli bensì come operai. Nell’economia locale il ruolo della De Chappe è anche sottolineato oltre dalle parentele fra i Visconti di Modrone, proprietari terrieri di Cassino, e i proprietari della fabbrica, anche da uno dei primi interventi edilizi importanti sul territorio, come la costruzione delle case  sulla Statale per gli operai. 

A Rozzano tuttavia il mondo contadino tende ad essere separato da quello operaio, tranne per l’istituzione della Cooperativa di Mutuo Soccorso, che per una buona parte del secolo scorso ebbe un’influenza territoriale importante e il cui ricordo ancora oggi vige, basti pensare che nella sala del Consiglio Comunale ne è ancora conservata la bandiera. 

Per entrare in una socialità, in una società differente dalla nostra si è ricorso al metodo dell’intervista e dunque della testimonianza, come si diceva in principio. A livello metodologico nella ricerca storica è opportuno precisare che le interviste non sono delle fonti dirette scrupolose, almeno che non siano vagliate dal metodo storico, pertanto la memoria, collettiva o del singolo, non può dirsi storia perché temperata, talvolta falsificata, dagli eventi successivi a quelli che si sforza di ricordare oppure perché lacunosa. Tuttavia le interviste, in un lavoro che si connota pure di una parte di storia divulgativa, lasciano manifesta l’esperienza personale di un passato oggigiorno dissolto, che riesce a resuscitare solamente nella mente degli anziani. Per cui gli aneddoti personali rievocati devono considerarsi non come un’operazione di cesello volta alla ricostruzione storica puntigliosa ed oggettiva, ma come un’eco memorialistica in chiave divulgativa.  La forma dialogica con cui sono state riportate pertanto assume la caratteristica di coinvolgere il lettore e far trapelare l’umanità che le caratterizza. 

A seguito del contesto generale e locale nella loro differenti espressioni, principia la ricerca, di carattere scientifico, che recupera una lunga e travagliata storia di associazionismo operaio-contadino e di politica socialista nel territorio comunale. Tali attività videro i propri esordi prima della Grande Guerra, ebbero il loro apice con l’opposizione al fascismo nelle sue prime fasi e il loro termine solo durante la presa del potere fascista. I documenti di archivio che riguardano le amministrazioni dell’epoca sono fondamentali per capire l’azione di protesta, in particolare il materiale fornito sui carteggi fra il sindaco e il prefetto e le minacce del nucleo fascista binaschino. 

Dai primi albori di una “resistenza”  istituzionale-amministrativa, si approda alla lotta armata vera e propria. La grandezza del territorio rozzanese era tale che su esso operarono tre brigate, con fasi e modalità e tempistiche profondamente diverse, ma certamente non poco incidenti: la Ticinese, già agli albori della resistenza nel 1943 e di scarsa attività per la fucilazione e la cattura di due dei suoi membri, Ernesto Bonatti e Luigi Paveri; la 170a Garibaldi Santagostino, fra le più grandi del Sud Milano, impegnata in diversi Comuni, fra cui il nostro, con numerose azioni, in particolare durante l’insurrezione. Infine la 114a Garibaldi, nel mentre insurrezionale, proveniente da Milano.  

Le pagine del libro di Borgomaneri  Due inverni, un’estate e la rossa primavera del 1985, unico scritto sulla Resistenza del Sud Milano, come le carte dell’archivio dell’Istituto per lo Studio dell’Età Contemporanea sono una felice testimonianza di tutti questi eventi. Lasciando alla lettura i dettagli più accattivanti, ci si limita a segnalare l’integrazione del nucleo partigiano di Rozzano della 170a in una struttura molto più ampia, sia spazialmente, essendo la brigata estesa da Motta Visconti, Comune sul Ticino, fino alle porte di Milano, sia per  la cooperazione con i diversi nuclei dei paesi della medesima brigata nelle azioni più importanti, come il tentativo di creare un blocco sul Ticino e successivamente sulla Statale Pavese. 

Nel contesto insurrezionale, un ruolo tutt’altro che insignificante fu riservato alla partecipazione della popolazione. Tale fenomeno fu dovuto all’organizzazione delle brigate del territorio, che presero natura di SAP. Le SAP -Squadre di Azione Patriottica- a differenza della lotta armata, cittadina e clandestina dei gappisti, si concentravano sull’azione sabotatrice e soprattutto propagandistica, volta al coinvolgimento della popolazione per l’integrazione di questa nel momento insurrezionale.  

Azioni partigiane pertanto essenzialmente eterogenee -che muovono dal sabotaggio, all’attacco collettivo- e di genesi differente, in spazi temporali non consecutivi che creano una connessione diretta della popolazione in un territorio che per ragioni morfologiche e politiche risulta fra i più amorfi nell’organizzazione partigiana nella provincia milanese. 

L’ultima parte dello scritto esula dal carattere divulgativo e di ricerca, concentrandosi sulla sezione locale dell’ANPI e in parte ricostruendone la storia. E’ altresì arricchita da testi di giovanissimi membri che promuovono i valori dell’antifascismo, per svalutare la credenza che i valori portanti su cui si basa la legge fondamentale dello Stato non siano presenti e coltivati nelle giovanissime generazioni. 

“L’antifascismo rozzanese” come storia da riscoprire è dunque uno scritto che vuole riportare alla luce non solo le azioni partigiane dimenticate dalla gran parte della collettività, ma collegarle con il contesto milanese-lombardo, dimostrando l’imprescindibilità della microstoria con quella nazionale e proiettando nel presente non solo la memoria di una società che non vi è più, non solo la ricostruzione storica ma anche un apparato valoriale che non tramonta.