Discorso 4 novembre 2022

Poggi Ernesto pres. ANPI Rozzano.


Anche quest’anno l’ANPI partecipa doverosamente alle
celebrazioni del 4 novembre.
Oggi è la giornata delle Forze Armate. Il ruolo importante di esse
è sancito dall’art. 52 della nostra Costituzione in cui si afferma
che “la difesa della patria è sacro dovere del cittadino” e in
particolare (e ciò è molto importante) che” L’ordinamento delle
Forze Armate si informa allo spirito democratico della
Repubblica”.
Oggi è anche la festa dell’Unità Nazionale ottenuta (come
conclusione del nostro Risorgimento) alla fine della prima guerra
mondiale. In questo conflitto Il prezzo della “vittoria” è stato però
smisuratamente alto. Si deve ammettere che oggi il quattro
novembre non è più come in epoca fascista (esclusi alcuni
tentativi di regressione) un momento di celebrazione della morte
e di glorificazione della guerra. E ciò è un bene. Non bisogna
comunque stancarci di ribadire che il primo conflitto mondiale è
uscito fuori da ogni schema razionale. Già in esso, tra l’altro, il
progresso scientifico applicato alla guerra ha dato un forte
contributo a uno sterminio di massa e alla seguente grande crisi
economica e sociale che ha aperto la strada ai fascismi del XX°
secolo e a tante altre barbarie ed olocausti.
Oggi la guerra di Ucraina ripropone il terrore, il dramma dei senza
tetto, delle distruzioni, delle morti dei civili. L’ANPI sa distinguere
tra aggressore e aggredito e condanna, senza se e senza ma, la
Russia che ha invaso un paese sovrano.
Ribadisce però con forza che c’è la necessità di un negoziato il
prima possibile, tenuto soprattutto conto che il conflitto potrà
non escludere l’uso dell’arma nucleare.

Non solo l’ANPI è per il negoziato. Il Papa recentemente lo ha
ribadito, e ha implorato Putin e Zelensky affinché (testuale)
“facciano respirare ai giovani l’aria sana della pace”. Il Papa non
fa sconti a Putin, ma afferma anche che Zelensky debba essere
aperto “a serie proposte di pace”. Pure la Nato e l’Unione
Europea, dice ancora il Pontefice, devono volere il negoziato ed
operare in proposito.
Anche Kissinger, statista americano dei tempi della guerra fredda,
abilissimo, senza scrupoli e non certo filorusso, afferma”
Dobbiamo impedire l’escalation nucleare della guerra, in quanto
la natura delle relazioni internazionali e l’intero sistema mondiale
verrebbero sconvolti. La diplomazia deve tornare in azione”.
E’ opportuno ricordare un triste aforisma attribuito a Eschilo, il
grande poeta tragico della Grecia antica che recita” In guerra la
verità è la prima vittima”. La verità in guerra ha sempre la peggio
perché è trasfigurata, negata da quegli interessi per i quali si può
mentire in quanto (e ciò ci ricorda Machiavelli) il fine ultimo è la
vittoria. Il ribadire la volontà di combattere fino alla vittoria ci
rammenta un po’ la nostra storia passata (non da molto) quando
si gridava” Vincere! E vinceremo” prima di cadere nel precipizio
della seconda guerra mondiale.
La guerra non è una competizione sportiva, in essa non ci sono né
vincitori né vinti, ma solo morti e distruzioni, solo superstiti. Ne
paga il prezzo soprattutto la povera gente e ciò in entrambe le
parti belligeranti.
La guerra è riapparsa in Europa dopo quasi ottant’anni e questo
orrore va fermato. Dobbiamo però indignarci di tutti i conflitti
che si sono svolti e si svolgono in tante parti del mondo. Questi
conflitti spesso hanno avuto ed hanno scarsa o assente
esposizione mediatica. Eppure ci sono state (recentemente) e ci
sono, tante atrocità, tante stragi di innocenti.

Quindi, come si legge nell’art.11 della Costituzione” L’Italia
ripudia la guerra”. “Ripudia”, però, non “rifornisce”. Il perpetrare
l’invio di armi infatti, rifornisce la guerra, la prolunga, e ciò a
svantaggio dell’Ucraina stessa, che si espone “sine die” al
sacrificio. Inoltre questa situazione oltre al pericolo nucleare
porta l’Europa intera e l’Italia in particolare a una crisi economica
e sociale insostenibile.
IL quattro novembre dunque, siamo qui ad onorare
doverosamente i caduti del primo conflitto mondiale, il loro
sacrificio immane. Oggi più che mai, però, è necessario che
questa ricorrenza serva da monito per condannare la guerra,
tutte le guerre. Per questo l’ANPI parteciperà il 5 novembre alla
marcia della pace a Roma. Pace più che mai quindi. C’è infatti il
rischio non remoto, non teorico che in un prossimo futuro si
ripetano tragedie che rischiano di essere incomparabilmente più
grandi e distruttive di quelle già vissute drammaticamente nel
passato.