In ricordo dei nostri caduti

In occasione della commemorazione annuale dei defunti e della cerimonia del 4 novembre per i caduti e le forze armate, l’ ANPI di Rozzano ha deciso di scrivere un articolo per ricordare i caduti del nostro comune.

Che almeno non abbia a morire senza battermi e senza gloria, ma compiendo qualcosa di grande, che si sappia anche in futuro!
Iliade, XXII, 304-305

Così nel XXII libro dell’ Iliade, Omero fa supplicare l’eroe troiano Ettore prima del duello contro il divo Achille.
L’ eroe dall elmo lucente spera che le sue gesta siano ricordate in futuro. Per gli antichi greci infatti era importantissimo lasciare il segno nel presente perché significava vivere in eterno nel ricordo della collettività. Questo pensiero si può spiegare tramite l’antica religione greca. Essa infatti non presentava ai fedeli una visione positiva della vita ultraterrena, l’Ade (così si chiamava l’ aldilà degli antichi) era un luogo tetro, pieno di anime vaganti prive di coscienza. Essa poteva essere ottenuta solo in determinate occasioni (Odisseo, all’ entrata del regno dei morti, pratica un particolare rito che gli permetterà di parlare con le anime). Si può ben intendere che con una tale concezione dell aldilà, l uomo greco preferisse ottenere fama e gloria nel mondo reale. Il pensiero contemporaneo è molto differente da quello del mondo omerico, sia per evidenti fatti storici e cronologici, sia perché sono affiorati nuovi modi per concepire il mondo e nuove religioni. Gli eroi di oggigiorno non sono gli Achei dai bei schinieri, i Troiani domatori di cavalli, Achille pié veloce ed Agamennone signori di uomini. Sono quelle persone che ben 101 anni fa, nelle trincee, sulle vette, negli altipiani, sull Isonzo, sul Carso, sulla Marmolada, a Caporetto, sul Piave e sulla Altipiano d Asiago hanno dovuto, perché costretti, trucidare uomini, loro stessi simili e fratelli. Sono quelli che seppur non conoscendo l’ italiano, seppur venendo da regioni e realtà diverse si sono fatti forza a vicenda in quei anni di distruzione. Sono tutti quei padri, figli, fratelli, fidanzati che furono costretti ad abbandonare i cari ed ad essere l’ennesima, ripugnante parte della guerra.
Loro non combattevano con la speranza di essere ricordati, come fa Ettore dall elmo lucente, lo facevano con l’ amara consapevolezza di uccidere soldati che erano esattamente come loro. Ma in tutti la speranza di ritornare a casa vi fu sempre. La speranza e la volontà di ricongiungersi con i propri amati, di riportare pace, vita, libertà ed infine, semplicemente, di cessare d’essere assassini e tornare uomini.

Tali sono i caduti che desideriamo commemorare.
A chi morì sulle vette immacolate di neve, tra il filo spinato delle trincee, all assalto, asfissiato dai gas, schiacciato da una valanga, prigioniero dell’ avversario ed a che si rifiutò di combattere in nome di una pace comune; noi tutti rivolgiamo, nella speranza di una vita ultraterrena dignitosa: Requiem aeternam dona eis, Domine.

Flavio di A.N.P.I. Rozzano