Discorso 2 giugno 2023

Di Ernesto Poggi, Presidente ANPI Rozzano

Ernesto Poggi il 2 giugno 2023

E’ necessaria una doverosa premessa al mio intervento in occasione di questa celebrazione. L’ANPI esprime profonda vicinanza alle popolazioni colpite dall’immane disastro ambientale e umano provocato dall’alluvione in Emilia Romagna e ad esse vuole dare un sostegno concreto a partire da una sottoscrizione nazionale.

Come ogni anno, quindi, celebriamo il due giugno 1946, data in cui il popolo italiano espresse liberamente la sua volontà in uno dei momenti cruciali della sua storia. E ciò dopo un periodo buio caratterizzato da una dittatura feroce e da una guerra disastrosa da essa voluta e sostenuta. 

Gli Italiani furono chiamati alle urne per scegliere tra Monarchia e Repubblica e per eleggere i deputati dell’Assemblea Costituente. E ciò tramite un referendum per la prima volta a suffragio universale maschile e femminile. 

La vittoria della Repubblica sancita dal referendum aveva delle motivazioni non irrilevanti. Il re Vittorio Emanuele III non era esente dalla responsabilità di aver consentito l’avvento del fascismo e non si oppose poi alle “leggi fascistissime” (liberticide), al colonialismo, alla guerra. Il suo prestigio fu compromesso ulteriormente quando scappò in modo precipitoso dalla capitale dopo l’8 settembre.

La rottura con un passato nefasto in cui la Monarchia aveva delle pesanti responsabilità, era quindi inevitabile. L’ avvento della Repubblica fu una svolta epocale a cui comunque la Resistenza ha dato un contributo determinante. La guerra e l’occupazione sono state combattute e sconfitte dalla Resistenza, dai nostri partigiani che hanno avviato il percorso da cui è nata la Repubblica Italiana.

Quest’ anno si celebra anche il 75° anniversario della Costituzione entrata in vigore il primo gennaio 1948. La Repubblica Italiana ha fatto sua questa Costituzione. Diceva Sandro Pertini nel discorso di fine anno agli italiani del 1979” Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla costi quel che costi”.

La nostra Costituzione Repubblicana, figlia della Resistenza, non è ancora attuata in diverse sue parti. Questo lo si dice spesso, ma è bene ribadirlo. 

Ad esempio l’art.11” L’Italia ripudia la guerra” è disatteso, in quanto il persistere dell’invio di armi in Ucraina mette il nostro paese in una imbarazzante condizione di cobelligeranza. 

Per ciò che riguarda l’impegno delle istituzioni negli aiuti per risollevare le sorti delle popolazioni vittime di questo ultimo disastro ambientale, è ovviamente presto per previsioni o giudizi definitivi. Il fatto è che questo governo (ed anche quello precedente) sulle armi all’Ucraina e sugli armamenti in generale, non bada a spese.  Di fronte alle emergenze invece, trovare i fondi è sempre difficile. 

Certo che la guerra russa in Ucraina ha rinvigorito le baionette: le spese militari sono alle stelle.

I pacifisti, in questo periodo caratterizzato dal bellicismo sono presi di mira e vengono considerati o degli ingenui utopisti, o dei pericolosi provocatori.

 E’ indubbio comunque che l’utilizzo di armi, oltre a uccidere e distruggere ha un impatto ambientale devastante; il loro acquisto, inoltre, è denaro sottratto ai bisogni veri delle persone.

Il rispetto dell’art. 3 della Costituzione sarebbe poi un grande passo in avanti per incrementare la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, ma le parti in cui in esso si parla di “pari dignità sociale e soprattutto di “rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale” costituiscono ancora un miraggio. 

Il diritto al lavoro è spesso disatteso, nonostante lo si rivendichi nei principi generali della Costituzione e soprattutto chiaramente nel titolo terzo (art 38) in cui si afferma tra l’altro: “I lavoratori hanno diritto a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, invalidità, vecchiaia disoccupazione involontaria”. 

Il diritto alla salute, alla sanità pubblica (art. 32), viene poi progressivamente eroso dall’intervento incontrollato del privato, i cui risultati sono le interminabili liste di attesa che costituiscono un vergognoso schiaffo alla povertà.

Inoltre ci sono i tentativi di cambiare la Costituzione che oggi, celebrazione della Repubblica, devono essere menzionati. 

Si tratta del presidenzialismo e del disegno di legge Calderoli sull’ autonomia differenziata. 

L’ANPI è contraria al presidenzialismo nelle sue varie forme, perché ritiene che ci sia la necessità della difesa della Costituzione attraverso la rivitalizzazione del Parlamento. Inoltre, con il presidenzialismo verrebbe meno il ruolo di garanzia del Capo dello Stato. 

Non c’è comunque al momento nessun progetto di legge di questo governo in proposito, quindi è più pressante il problema dell’autonomia differenziata che, a detta dell’ANPI e non solo, è un progetto in contrasto con la Costituzione. 

Aumenterà infatti le disuguaglianze territoriali e sociali. L’autonomia in sé non è contro la Costituzione, ma lo è se differenziata nel nome della “secessione dei ricchi” di cui si parla, tra l’altro, nel libro di Gianfranco Viesti sull’argomento. 

Questo tipo di autonomia a nostro avviso contrasta con l’art. 2 della Costituzione (il dovere della solidarietà, indispensabile oggi, ad esempio in questo drammatico disastro). E’ in contrasto anche con l’art. 3, prima menzionato, (rimozione degli ostacoli che impediscono l’uguaglianza) e con l’art. 5 (la Repubblica una e indivisibile.

E’ da specificare comunque che l’autonomia differenziata ha molti padri e il suo percorso non nasce con questo governo.

Si afferma, per legittimare queste riforme, che si può cambiare la seconda parte della Costituzione, purché la prima non venga toccata. Non si può comunque cambiare la seconda parte se poi questa, rispetto alla prima, risulta incoerente e contraddittoria.

Bisogna fare attenzione a cambiare la Costituzione proprio in quelle parti che rappresentano l’essenza della Repubblica di cui oggi andiamo a celebrare la nascita. 

La nostra Costituzione, a detta di molti autorevoli costituzionalisti, è perfettibile come tutte le cose fatte dall’uomo, ma è ancora attuale. In essa vengono sanciti i valori fondamentali di uno Stato sociale e di diritto. 

Questo è in grado di preservarci o difenderci dagli economicismi frutto della globalizzazione di cui oggi, soprattutto i più deboli, sentono gli effetti più nefasti. 

“L’economia innanzitutto”, ha fatto sì che l’insostenibilità della spesa sociale sia diventata un dogma.

Il mantenimento del welfare, non la sua drastica diminuzione, costituisce un grande sostegno ai valori espressi dalla nostra Costituzione Repubblicana.

Viva il due giugno! Viva la Repubblica!