DISCORSO 25 APRILE 2022

DI Ernesto Poggi PRESIDENTE ANPI Rozzano

L’ANPI ringrazia il Sindaco per l’invito alla cerimonia con cui si commemora il 77° anniversario della liberazione dal nazifascismo. Dobbiamo ricordare quelli che fecero la scelta giusta combattendo per la libertà e la pace e per la costruzione di una società ispirata ai principi della Costituzione nata dalla Resistenza. 

Siamo in una situazione molto difficile, triste, caratterizzata non solo dal fatto che la pandemia non è ancora debellata, ma anche da questa terribile guerra di Ucraina iniziata il 24 febbraio scorso e di cui non si vede al momento una fine.

L’ANPI in questo periodo è al centro di discussioni, polemiche, accuse per il fatto che si schiera a favore sì, ovviamente, di aiuti umanitari di ogni tipo all’Ucraina, ma contro l’invio di armi a questo popolo per difendersi dall’invasione russa. Si è detto che siamo” L’associazione nazionale putiniani d’Italia”.

Di fronte a questa accusa è doveroso parlare chiaro. Si afferma da ogni parte, che la differenza tra la dittatura di Putin e i nostri sistemi occidentali è questa: là, in Russia, non si può dire ciò che vogliamo, pena l’arresto, qua da noi si possono esprimere liberamente le proprie opinioni.

Bene, allora si conceda all’ANPI di esprimere in merito le sue opinioni e di argomentarle. Questa avversione rabbiosa nei nostri confronti è sospetta in verità, in quanto viene sollevato un gran polverone, perché le nostre idee non si identificano con il “politicamente corretto” del momento.

Per inciso, le nostre opinioni a questo riguardo non sono isolate. I sondaggi, per ciò che possono valere (ma quando fa comodo si dà loro importanza) rilevano che la maggioranza dei cittadini italiani intervistati non è favorevole ad armare l’Ucraina. L’ANPI esprime contrarietà in merito in quanto l’invio di armi (crediamo) contribuirà a continuare la guerra, il bagno di sangue che già è immane. Contribuirà, cioè, a una pericolosa “escalation” che potrà farci precipitare nel baratro della terza guerra mondiale.

L’ANPI ha una posizione netta, chiara, non ambigua, su questo conflitto: uno stato sovrano, l’Ucraina, è stato invaso dalla Russia. Non siamo equidistanti in questa tragica guerra: siamo dalla parte degli aggrediti e contro gli aggressori.

C’è anche chi dice che all’ANPI piace Putin perché in essa prevarrebbe la linea veterocomunista che rievocherebbe antiche nostalgie sovietiche. A parte che l’ANPI non è un partito, ma c’è soprattutto da considerare che Putin non è comunista (come non lo è più la Russia) e non ha niente che faccia riferimento alla sinistra stessa. Forse per questo fino a qualche tempo fa piaceva molto anche a certi politici nostrani non certo di sinistra che adesso sono lì pronti a condannarlo (qualcuno con un certo imbarazzo, in verità).

Ancora per dirla tutta, da più parti si sostiene che le guerre di USA e NATO per esportare la democrazia e per trovare inesistenti armi di distruzione di massa, hanno provocato morti di civili, di bambini, distruzioni immani, paragonabili certamente a quelle che adesso avvengono in Ucraina.

C’è da notare poi che non solo l’ANPI e il suo presidente Pagliarulo, ma anche personaggi di formazione liberale, moderati (l’ambasciatore e saggista Sergio Romano, ad esempio), riconoscono che la sindrome di accerchiamento di cui soffrirebbe Putin non è immotivata. Basi NATO stanziate in tutti i paesi ex Patto di Varsavia, hanno fatto sì che la Russia si sia sentita minacciata. Questo allora è un discorso per giustificare Putin? No certamente. Il fatto è che la crisi russo ucraina ha avuto inizio otto anni fa nel 2014 quando il presidente ucraino Yanukovych fu estromesso ed è iniziata la guerra in Donbass che ha provocato migliaia di morti. L’invasione (ingiustificata, criminale, ripeto) di Putin era annunciata. Nelle tre interviste di Oliver Stone a Putin in anni diversi (2015, 2016, 2017) il presidente russo ha spiegato il suo punto di vista sul conflitto già presente in Ucraina, sull’Occidente, la Nato, l’ONU e non sono mancate da parte sua recriminazioni e velate minacce. E lui non è uno che manda a vuoto le minacce. Il suo comportamento spietato nel teatro Dubrovka di Mosca e in Cecenia lo aveva precedentemente dimostrato. Da più parti si afferma che la diplomazia avrebbe potuto mettersi in movimento per evitare questa guerra annunciata. In effetti forse non ha potuto, forse non ha voluto farlo, ma ha comunque fallito.

C’è da rilevare che non si farà un passo significativo verso la pace, la risoluzione dei conflitti, se non si avvierà un processo di democratizzazione dell’ONU. C’è il problema del diritto di veto di cui godono i cinque stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito). Come afferma Milena Gabanelli:” Il diritto di veto ha fatto sì che dalla sua creazione nel 1945 l’Onu non sia stato in grado di impedire alcun conflitto iniziato da uno dei cinque membri permanenti”.    

In questa situazione di invasione dell’Ucraina, speriamo (senza troppa convinzione, purtroppo) che l’ONU faccia la sua parte affinché si raggiunga al più presto una tregua. 

l’ANPI non si oppone comunque, alle sanzioni alla Russia, anche se rileva purtroppo che ne conseguirà inevitabilmente l’accentuarsi della crisi economica, già   grave adesso, e ciò si ripercuoterà soprattutto sui più deboli, come sempre succede.

L’ANPI si mostra contraria però (come il Papa, ad esempio, che in proposito è stato chiarissimo) al fatto che si spenda il 2% del PIL per le armi. Sono risorse sottratte alla scuola, alla sanità, in una situazione di ulteriore crisi economica in cui il covid ci ha condotto.

L’ANPI è poi accusata di non voler riconoscere che la lotta degli Ucraini sia paragonabile alla nostra resistenza. Il paragone è improprio.

Anche i partigiani italiani si dice (ed è vero) ricevevano armi, aiuti militari. Gli aiuti ai partigiani italiani però, provenivano da forze che erano ufficialmente in guerra da anni contro la Germania. Se facciamo questo paragone dobbiamo dedurre che l’Italia oggi è in guerra con la Russia. Un falso ovviamente (almeno per ora) e fortunatamente, perché ciò sarebbe l’irreparabile estensione del conflitto. Il conflitto in corso è al contempo un’aggressione russa e una legittima lotta degli Ucraini per la loro indipendenza. Si ritiene però da più parti che si tratti anche di una guerra per procura, degli Stati Uniti che si confrontano indirettamente con la Russia. Si tratta del confronto tra due imperi e ciò sulla pelle degli Ucraini, purtroppo. L’Europa in questa situazione si accoda alle richieste americane di sanzioni, di invio di armi, ma non fa sentire la sua voce in modo determinante.

Per ciò che riguarda i tragici fatti di Bucha, Pagliarulo ha chiesto una commissione indipendente per accertare ciò che è accaduto. Si è scatenato il finimondo, ma da notare che alcuni giorni prima la stessa dichiarazione l’ha fatta il segretario dell’Onu Guterres e su questa nessuno ha avuto da ridire. Per l’ANPI i Russi sono gli aggressori, sono ragionevolmente i responsabili dei fatti e i criminali di guerra vanno puniti. Occorre però una commissione indipendente che accerti le responsabilità specifiche. Perché questo? Prima il processo, poi la condanna.  

Riteniamo inoltre che i negoziati siano l’unica via per far terminare questo bagno di sangue.

Sembra però che al momento ci sia la volontà di armare l’Ucraina, ma non quella di intraprendere la via del negoziato.

Se non si abbassano i toni, se si continua a demonizzare il nemico, se non si mantiene un equilibrio tenendo conto delle opinioni e degli interessi di tutti non ci sarà una tregua. E allora non è infondato il sospetto che con una guerra lunga si voglia in Europa un altro Vietnam o un altro Afghanistan.

L’ANPI, fedele all’art. 11 della costituzione “ripudia la guerra (ripudia, non rifiuta, il termine è più forte) come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Collegato all’art 11 c’è l’art. 52 in cui “la difesa della patria è sacro dovere del cittadino”. Riferirsi all’art 11 per giustificare l’uso delle armi falsa la realtà. L’art 52 poi, prevede l’uso delle armi per difendere la patria. La nostra patria però. Se questo articolo dovesse riferirsi alla difesa di tutte le patrie aggredite, l’Italia sarebbe sempre in guerra. Per difendere l’Iraq, la Libia, l’Afghanistan, adesso lo Yemen, non dovevamo allora intervenire? Non erano e non sono paesi aggrediti anche quelli? Per dirla tutta, adottando una certa forma di travestitismo, si è cercato più volte di scavalcare l’art. 11 chiamando “missioni di pace” reali interventi militari a cui l’Italia stessa ha partecipato.

Questo è un 25 Aprile di memoria della Liberazione e di impegno per la pace, che sia da stimolo per il ritorno della politica come capacità di risoluzione dei conflitti.

 La tragedia della guerra inoltre, non può farci ignorare i problemi interni. C’è un vuoto, una discrepanza tra il dettato costituzionale e la politica del paese. Ed oggi, lo dobbiamo ricordare in modo particolare. Occorre infatti ancora ribadire che la nostra Costituzione (per la cui difesa l’ANPI esiste) in alcune sue parti fondamentali è non ancora attuata o non interpretata correttamente. Ciò riguarda la sovranità popolare, il diritto al lavoro, la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e la loro partecipazione effettiva all’organizzazione politica. C’è inoltre l’antifascismo, per la cui difesa si deve stare sempre in guardia. L’assalto e la devastazione della sede CGIL di Roma hanno il marchio di Forza Nuova, che ancora non è stata sciolta. Eppure la XII risoluzione transitoria e finale della Costituzione e le successive leggi Scelba e Mancino parlano chiaro in merito al divieto di ricostituzione del partito fascista ed anche a quello della sua propaganda. Ed infine c’è la pace, uno dei pilastri della nostra Costituzione.

Eppure la pace in questi “venti di guerra” è oggi avversata.

Nel manifesto relativo alla Marcia della Pace Perugia Assisi, svoltasi ieri 24 Aprile si legge: “Fermatevi, la guerra è una follia”.

Si è detto che questo manifesto” costituisce il vilipendio dei cadaveri ucraini”. Queste parole sono l’espressione del pensiero unico senza se e senza ma. Con esse si dà il via alla caccia al pacifista, una caccia a chi rifiuta la gerarchizzazione degli orrori, che sempre sono presenti in ogni guerra in qualunque luogo si sia svolta o si svolga.  

l’ANPI, in accordo con la marcia della pace, lancia il manifesto ufficiale per la celebrazione del 25 aprile con l’incipit dell’art.11 “L’Italia ripudia la guerra”. E anche su questo ci sono state contestazioni di ogni tipo, illazioni, offese.

Si consideri però, che il vero obiettivo della nostra Resistenza era quello di uscire da quel conflitto disastroso, di relegare la guerra in un posto da dove non potesse più tornare, e di liberarsi quindi dalla dittatura fascista che della guerra aveva fatto il suo simbolo.

C’è in proposito una riflessione illuminante di Pablo Neruda, ed è la seguente:” Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi…per gli interessi di persone che si conoscono ma che non si uccidono”. 

Si auspica infine, soprattutto, che questa sia una festa della Liberazione unitaria, non divisiva, di tutti gli antifascisti, considerando il fatto che sui valori fondativi non ci si scontra.

Buon 25 aprile a tutti!